Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha tenuto martedì al Consiglio di Sicurezza dell’ONU un discorso su cui ha insistito molto sulla necessità che il Consiglio condanni l’invasione russa dell’Ucraina. La condanna, infatti, servirebbe per legittimare dal punto di vista del diritto internazionale la resistenza armata ucraina.
Il motivo per cui il Consiglio non ha ancora condannato l’aggressione russa risiede nel ruolo che Russia ha, per il potere di veto sulle decisioni prese dal Consiglio, e può quindi bloccare qualsiasi decisione proposta. Di fronte a ciò Volodymyr Zelensky ha comunicato il bisogno di riformare questo sistema affinché anche Pesi, pericolosi come la Russia, possano essere estromessi da decisioni importanti.
La Russia può attualmente mettere il veto su ogni proposta di sospensione o espulsione nei propri confronti, di fatto bloccandola. Di conseguenza la sospensione o l’espulsione della Russia dal Consiglio di Sicurezza è «di fatto impossibile», ha sintetizzato a Defense One Richard Gowan, direttore del dipartimento dell’ong International Crisis Group che si occupa dell’ONU.
Di fronte a tale situazione, alcuni giuristi, però sostengono che si possa sospendere la Russia dai lavori dell’ONU ritirando le credenziali che permettono al governo russo di rappresentare legittimamente i cittadini russi. A sostenere questa tesi è la ricercatrice Rebecca Barber in un recente articolo sul blog della rivista specializzata European Journal of International Law.
Il rilascio delle credenziali per rappresentare un paese è una questione di natura perlopiù amministrativa, che si verifica in casi in cui emergono questioni delicate e controverse. Per esempio, quando si verifica un colpo di stato in un certo paese spetta all’Assemblea Generale prendere una decisione su quale delegazione avrà diritto di rappresentanza di quello Stato.
Sembra, infine impossibile, modificare i meccanismi del diritto di veto in sede di Consiglio di Sicurezza.